A caccia di microplastiche

L’azione dell’essere umano sta inesorabilmente impattando sugli equilibri di molti ecosistemi. L’impatto della nostra specie, ad esempio, sull’ambiente marino viene misurato ed interpretato utilizzando il linguaggio delle scienze ambientali, declinato secondo il codice della ricerca utilizzato dagli Enti preposti al monitoraggio. Un esempio è il problema della contaminazione da microplastiche, una delle scomode eredità che stiamo lasciando sul pianeta come segno indelebile dell’Antropocene. In questo ambito, affinché si possa invertire di rotta, è necessario includere nelle azioni di monitoraggio e mitigazione, tutti gli attori che fanno parte del problema, cittadini e cittadine in primis. Per questo gli amanti del mare, le persone che ogni giorno lo vivono, possono diventare non solo ambasciatori del suo stato, ma anche operatori attivi in grado raccogliere dati utili alla ricerca marina. Questo approccio partecipato, secondo la filosofia della cosiddetta citizen science, è l’essenza di Micro Plastic Hunters (MPH), che prevede il monitoraggio delle microplastiche nell’area urbana attraverso l’utilizzo di piccole reti Manta trainate da kajak. MPH rappresenta in questo senso una rete in grado di sviluppare un nuovo linguaggio comune come modello di fruizione sostenibile della zona costiera metropolitana, supportando in modo attivo la ricerca scientifica.